Il 30 giugno apre a Carini la sede di Decathlon, non a Palermo: l’ennesima notizia che testimonia come il Comune di Palermo, in questi anni, anziché attrarre o incentivare gli imprenditori che vogliono produrre sviluppo li abbia fatti scappare, dotata com’è di una macchina comunale percepita come ostile a chi vuole fare impresa.
E’ grave, a mio avviso, la mancanza di un’amministrazione adeguata ai bisogni dell’impresa in termini di assistenza ed efficienza. Ma ancor più grave l’atteggiamento di ostilità da parte della politica che ha governato la città che si è rivelato, nella sua eclatante ipocrisia, in casi come quello di due anni fa della palestra Virgin. Davanti al dramma dei sigilli disposti dal gip su richiesta della Procura, il sindaco e il suo vice avevano immediatamente annunciato che l’Amministrazione comunale intendeva costituirsi parte civile. Nessun interrogativo e nessun comunicato, invece, sul problema dei settanta e passa posti di lavoro andati in fumo né sulla via d’uscita per aiutare a risolvere la questione, né su come migliorare la macchina comunale per evitare casi analoghi.
Dopo i casi di Ikea e Decathlon che avevano cancellato il loro investimento a Palermo, l’allergia dei politici palermitani e della governance nei confronti dello sviluppo si sono manifestate in tutta lo loro ipocrisia, con tanto di complimenti ufficiali ai vigili che hanno effettuato il sequestro e l’annuncio che il Comune si sarebbe costituito parte civile, evidenziando la mancanza di una cultura politica indirizzata allo sviluppo del territorio: ha prevalso, quindi, il messaggio estremista di una politica fumosa e inconcludente finalizzata solo a scoraggiare chi vuole fare impresa, nonostante le difficoltà strutturali e le condizioni ambientali.
Il Comune deve cambiare atteggiamento e personalmente mi batterò in Consiglio comunale per creare tutte le condizioni necessarie per dare spazio e incentivare le imprese che vogliono continuare (o tornare) a investire sul nostro territorio.
E’ intollerabile un atteggiamento che danneggia Palermo e tutti i cittadini e che si concretizza in comportamenti ideologici estremisti finalizzati ad alimentare un consenso ipocrita sulla pelle delle imprese, dello sviluppo del territorio e quindi dei palermitani costretti a emigrare in cerca di lavoro.
Possiamo concludere che la metafora dell’ultima esperienza amministrativa del comune di Palermo è sintetizzata nella contestatissima installazione “Elisa“, posta inopinatamente in piazza Vigliena in occasione delle celebrazione per il trentennale delle stragi di mafia. Il braccio di un escavatore, anziché come elemento di ricostruzione e di sviluppo viene interpretato, esclusivamente, come strumento di abusivismo edilizio e di scempio.
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